The longest night – Mostra personale di Roberta Pastore
Mostra personale di Roberta Pastore
24 marzo 2023
Laboratorio Fotosciamanna
Via del Gelsomino, 70 – Roma
“The longest night”
The longest way, the gloomiest night – chapter 2
Un viaggio interiore per le strade di una città che si sta svegliando. Occhi che penetrano la prima luce dopo
il buio della notte, mentre il silenzio ancora mi avvolge. Il cuore ostinato di una città che ogni mattina
comincia a pulsare nelle comuni vicissitudini della vita dei quartieri e delle strade ancora un po’ assonnate.
Un ritmo lento e regolare di un’umanità che ogni giorno, inascoltata, va nella stessa direzione cercando
quella che potrebbe essere l’unica via di fuga.
La mia auto in movimento tra strade semi deserte, pochi passanti illuminati dai fari delle automobili e dalle
insegne a neon ancora accese. Il mio corpo messo a nudo, anch’esso in movimento.
La mia immagine in perfetta sintonia con le strade e i palazzi riflessi sui vetri, a colmare quasi il desiderio di
essere tutt’uno .
Il progetto
Il progetto The longest way, the gloomiest night inizia poco prima della Pandemia da Covid-19 e si sviluppa
e concretizza durante il primo lockdown quando per i motivi che tutti sappiamo ci siamo trovati costretti
tra le mura domestiche, isolati e immobilizzati.
Come in tutti i momenti difficili e complicati della mia vita ho sempre trovato una via di fuga utilizzando
l’autoritratto come forma di espressione (sono quasi 9 anni che mi ritraggo).
In tutta questa fase che si svolgeva soprattutto in casa mi sono messa in osservazione, mi sono guardata
intorno è tutto è divenuto spunto e riflessione.
La prima fase è stata solo di osservazione : mi sono presa il tempo di farlo prima con gli occhi per poi
arrivare successivamente alla macchina fotografica. Ho guardato le stanze, gli angoli con i relativi oggetti,
le ombre e le luci proiettate sui muri che cambiavano con il trascorrere del tempo.
Sia per l’autoritratto che per la fotografia in strada ho utilizzato una RicohGR3; mi ero liberata per tanti
motivi delle altre macchine e fotografarmi con un 28 mm è diventato un po’ una sfida. Scattare e cercare di
capire quale poteva essere il punto di vista migliore, far diventare la macchina un prolungamento del mio
sguardo. Io e lei sicuramente ci capiamo.
Le atmosfere dei ritratti ambientati sono soffuse, spesso appaio sfocata. L’intenzione era di rappresentare
un momento nel quale non c’era nulla di chiaro, tutto quello che stava avvenendo era confuso ma anche
nuovo.
La caratteristica dei miei autoritratti è che cerco sempre di sfruttare la luce naturale, quella che proviene
dall’esterno o da piccole fonti luminose, spesso anche la torcia del telefono. Molto spesso utilizzo anche la
fiamma di un accendino acceso. Quasi tutti gli scatti sono stati fatti nelle ore serali.
In questo periodo sono entrata molto in sintonia con l’ambiente domestico, ma ho attivato lo sguardo
anche all’esterno. Molti scatti mi rappresentano mentre guardo fuori o appaio riflessa nei vetri dove si
riflettono anche i palazzi di fronte e la strada. Abito nella periferia romana davanti ad una struttura di
cemento che ricorda il serpentone di Corviale.
In me c’era il bisogno di sentire di nuovo la città che comunque continuava a pulsare anche nella sua
immobilità.
Quando ho ricominciato ad uscire per andare al lavoro, nelle primissime ore della mattina avevo già in
mente come continuare, volevo entrare in sintonia con la strada, con i palazzi e le poche persone che
viaggiavano in macchina come me.
Mi sono presa il tempo, osservando bene i luoghi dove ero più in sicurezza, quelli meno frequentati
sfruttando anche come era già avvenuto in casa la luce delle prime ore dell’alba o quella della città ancora
illuminata dalle luci artificiali.
Ho iniziato a rivolgere l’obiettivo verso di me, e attraverso degli scatti continui potevo ripetere quello che
avveniva in casa , io alla guida e tutto ciò che veniva impresso attraverso i finestrini dell’auto, dall’obiettivo.
A questo punto non cercavo la nitidezza, ma volevo continuare a rappresentare il momento con il mosso e
lo sfocato. Ho sfruttato le luci delle automobili, in alcuni casi ho illuminato luoghi con i fari della mia
macchina.
Non cercavo l’elemento umano, e se entrava nello scatto era comunque confuso poco nitido.
Questo progetto è ancora in corso, sicuramente ancora in evoluzione e rappresenta tutti i momenti di
passaggio della mia vita, la mia crescita e i miei cambiamenti.
L’autrice
Roberta Pastore è nata e vive a Roma. Inizia a fotografare negli anni ’90, portando avanti progetti
fotografici in stile reportagistico sulla società e le sue problematiche. Il contatto con le persone e con la
strada le danno la possibilità di catturare momenti significativi con un grande interesse verso gli aspetti
politico-sociali, e questo la porta a documentare nel primo decennio del 2000 gli anni di fermento operaio e
studentesco. Nel 2014 inizia una ricerca si approccia all’autoritratto come autoanalisi, cercando di far
emergere attraverso la fotografia le emozioni e i sentimenti più intimi, mettendo poi in relazione il corpo
con la sua città di origine, Roma e intraprendendo un viaggio attraverso le strade e i quartieri con la sua compagna di viaggio, una RicohGR3. Nel 2022 realizza la sua prima fanzine sul progetto “The longest way,
the gloomiest night”. Successivamente pubblica con Psicografici editore una monografia dal titolo 10 S (10
secondi, il tempo dell’autoscatto) dove vengono raccolti molti dei sui autoritratti ambientati nei luoghi a lei
familiari.
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